Click, click, click, sveliamo quello che fu l’interesse di Carroll per l’arte della fotografia

Se pensate che Charles Lutwidge Dodgson, in arte Lewis Carroll, fosse SOLTANTO uno scrittore (e per di più di soli racconti per bambini), sbagliate di grosso. Per la maggior parte della sua vita fu coinvolto dalle più impensate passioni e attività. In questa nuova serie di articoli ci occuperemo di esplorare gli interessi di questo poliedrico personaggio. Quest’oggi iniziamo con la fotografia!

macchina fotografica modello 1800

Modello di macchina fotografica del 1800

Premessa (fotografica) necessaria

La fotografia: questa nobile arte che oggi ci circonda, ci insegue e non ci abbandona un attimo, neppure in spiaggia, non ha origini tanto antiche quanto possiamo pensare. I primi esperimenti a riguardo vennero effettuati nel primo ventennio del 1800. Dalla scoperta del nitrato d’argento (una delle primissime sostanze utilizzate per imprimere chimicamente le immagini) all’avere finalmente dei dispositivi vagamente portatili passò poi una buona ottantina d’anni. E poi eccoci infine al 1900, il secolo in cui veramente quest’arte si diffuse a macchia d’olio. Ma con calma, ricordiamolo, perché inizialmente il confronto tra disegno e “questo innovativo metodo più veloce e più semplice di immortalare qualcosa” si portava dietro molto scetticismo.

Carroll introdotto alla fotografia

Lewis Carroll iniziò ad avvicinarsi all’arte fotografica a partire dal 1856. Ad introdurlo a questa passione fu suo zio Skeffington Lutwidge. Ad Oxford poi poté contare sull’appoggio del suo amico di vecchia data Reginald Southey e di Oscar Rejlander, rinomato fotografo.

In brevissimo tempo riuscì a acquisire perfettamente la tecnica, tanto da diventare abbastanza noto nel settore. Si ritiene che i primi anni, accarezzasse addirittura l’idea di mantenersi unicamente con questa sua passione. Fortunatamente per noi, non lo fece.

Un quarto di secolo di scatti

Dedicò alla fotografia quasi un quarto di secolo, fino al 1880. In questi 24 anni, scattò circa 3000 fotografie, ma solamente un terzo di esse sono sopravvissute fino ai nostri giorni. Uno studio* condotto sulle immagini superstiti ha permesso di definire i soggetti ritratti da Carroll. Questi sono, in percentuale:

  • 50% ragazze e bambine, le sue predilette;
  • 30% adulti;
  • 10% nature morte;
  • 6% famiglie;
  • 4% autoritratti.
fotografia_1862_carroll_famiglia_MacDonald

Lewis Carroll e parte della famiglia MacDonald (1862)

Non c’è da stupirsi. Carroll infatti aveva un’idea ben precisa sulla bellezza: la riteneva uno stato di grazia, di perfezione morale, estetica e fisica che ritrovava solamente nelle giovani ragazze che amava frequentare (supponiamo in modo totalmente innocente) e fotografare.

Carroll smise bruscamente di scattare fotografie nel 1880, i motivi di questa sua decisione non ci sono noti.

Carroll e le sua bambine

Le ragazze erano solite firmare un’angolo dei propri ritratti. Grazie a questa utile abitudine tutti i loro nomi sono oggi a noi noti. Sicuramente la modella prediletta fu Alexandra Kitchin, detta Xie, che tra il 1869 e il 1880 (dai 5 ai 16 anni insomma), collezionò oltre 50 foto.

Probabilmente l’aspetto più controverso di questo suo passatempo, che ha contribuito a far nascere la tesi della sua presunta pedofilia, è la presenza di foto di nudo delle bambine. Inoltre si tende a vedere del torbido anche nelle relazioni di amicizia tenute con loro, negli scambi di affettuose lettere, nei pomeriggi di gioco, nelle brevi escursioni.

Non credo potremo mai sapere la verità, certamente esistono sia punti a favore che contro Carroll, che verranno approfonditi più minuziosamente nei molti articoli che seguiranno. Continuate a seguirci!

* Studio condotto da Roger Taylor e Edward Wakeling e riportato nel libro Lewis Carroll, Photographer di Roger Taylor (2002)