No, non è il titolo di una soap opera. Parliamo di uno degli aspetti più curiosi dell’eredità dello scrittore Lewis Carroll.

Immagino che una delle più grandi gioie, per qualunque biografo o ricercatore, sia il poter fruire di materiale di prima mano. Di appunti e carte personali che possano ricostruire senza dubbio alcuno le giornate di un personaggio noto. Questa gioia, per quanto riguarda gli studiosi di Charles Lutwidge Dodgson (in arte Lewis Carroll), non è stata possibile per lunghissimo tempo.

Complice la lettura della biografia carrolliana di Karoline Leach, oggi vorrei parlarvi delle strane vicissitudini dei diari di Lewis Carroll. Si tratta di uno degli aspetti più misteriosi e meno noti legati ai suoi lasciti personali, ripercorriamo insieme l’intera vicenda.

Un uomo (troppo) meticoloso

Intendiamoci, non è per colpa sua che abbiamo potuto stringere poco tra le mani. Lewis Carroll in vita si dimostrò così meticoloso da tenere un diario personale per oltre 50 anni! Non annotò ogni singola giornata, ma alternò settimane ben documentate a momenti di pigra vacuità – tutto sommato una costanza più che dignitosa. Alla fine arrivò ad accumulare esattamente 13 volumi di diario – nonché 24 volumi di registro in cui tenne traccia di ogni lettera inviata o ricevuta durante 30 anni di vita, ma questo è un altro discorso.

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Uno dei volumi di diario – Photo credits: Tim Sandle (Digital Journal)

I posteri avrebbero avuto a disposizione un sacco di materiale… Ma dovevano ancora fare i conti con la famiglia Dodgson.

La ferma volontà della famiglia Dodgson

Dopo la morte di Charles, avvenuta nel gennaio del 1898, la famiglia Dodgson ereditò il suo incredibile ammontare di carte. Non essendosi mai sposato, i suoi eredi più prossimi erano i fratelli, le sorelle e i nipoti.

Invece di rendere pubblico il privato, come avrebbero voluto i suoi affezionati lettori, la famiglia si mise sulla difensiva – in modo assolutamente eccessivo anche per la stessa epoca vittoriana. Nessuno di loro accettò mai di rilasciare dichiarazioni su Charles e l’archivio di famiglia (in cui erano confluite tutte le carte sopravvissute) venne reso inaccessibile. Per oltre 60 anni nessuno di esterno alla famiglia poté anche solo sperare di visionare quei documenti.

L’unica eccezione (che non lo fu veramente), fu una biografia uscita pochi mesi dopo la scomparsa dello scrittore: The Life and Letters of Lewis Carroll (in italiano La vita e le lettere di Lewis Carroll) di Stuart Dodgson Collingwood. Approfondiamone i contenuti.

L’unica biografia autorizzata

Apro una piccola parentesi sul tema biografie: in epoca vittoriana queste pubblicazioni avevano una funziona ben diversa da quelle attuali. Non indagavano il passato di una persona ma divenivano una sorta di manifesto per i posteri, un encomio di tutte le buone qualità (non necessariamente vere) della persona. Non a caso quindi la maggior parte delle biografie dell’epoca finiva per assomigliarsi.

La prima, nonché unica, biografia autorizzata dai familiari fu curata proprio da uno di loro. Stuart Dodgson Collingwood era infatti il nipote di Charles, figlio della sorella Mary. The Life and Letters of Lewis Carroll [che potete leggere liberamente qui in lingua originale] fu per Collingwood l’occasione di emergere come scrittore e per la famiglia il modo più opportuno di raccontare il loro caro. Anche se Collingwood fu l’unico ad avere pieno accesso ai preziosi documenti, per la reticenza della famiglia ne uscì un testo pieno di omissioni che, col senno di poi, danneggiò irrimediabilmente la reputazione di Carroll.

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